Blog

Sistema immunitario e attività fisica

Sistema immunitario e attività fisica

Sistema immunitario e attività fisica

La relazione per il progetto MEW, finanziato dalla Commissione Europea, vuole dimostrare come l’attività fisica non solo abbia un impatto sulla salute e il benessere dei singoli individui, ma produca anche vantaggi sociali, risparmi nelle cure sanitarie e contribuisca alla cura dell’ambiente.

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO), la salute è "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità".

L’Organizzazione Mondiale della Salute raccomanda per gli adulti (18-64 anni) almeno 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata nel corso della settimana, o almeno 75 minuti di attività vigorosa, oppure, in alternativa, una combinazione equivalente di attività moderata e vigorosa. L’attività fisica comprende attività svolte a scopo di piacere e/o ricreativo, spostamenti (es. a piedi o in bicicletta), per lavoro, faccende domestiche, gioco fisico, sport o esercizi pianificati, in contesti quotidiani, in famiglia o in comunità. Al fine di ottenere i benefici connessi alla pratica regolare, l’OMS[1]  sostiene che l’attività fisica possa e debba essere integrata nei contesti in cui le persone vivono, lavorano e giocano. L’inattività fisica è identificata come il quarto fattore di rischio di mortalità[2]

Nel mondo, 1 adulto su 4 e 3 adolescenti (da 11 a 17 anni) su 4 attualmente non raggiungono i quantitativi di attività fisica prescritti dalle raccomandazioni OMS.

E’ stato dimostrato che l’inattività porta a problemi di natura economica legati ai fondi necessari per la cura di patologie che pure sarebbero evitabili[3] (molte condizioni associate a bassi livelli di attività fisica, come ad esempio l’obesità).

 Il GAPPA[4] fissa 4 obiettivi strategici collegati l’uno all’altro: dar vita a società attive, ambienti attivi, persone attive e sistemi attivi, le società più attive possono generare ulteriori effetti sull’ambiente.

L’impatto dell’attività fisica sulla salute fisica

Le evidenze indicano che l’attività fisica di intensità da moderata a vigorosa riduce il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, alcuni tipi di cancro, demenza, ansia e depressione, migliora il sonno e la qualità della vita, oltre ad avere altri benefici per la salute[5]

Le raccomandazioni indicano che un consumo energetico di 1000Kcal a settimana di attività fisica moderata o intensa (all’incirca da 75 a 150 minuti a settimana) è associato a tassi significativamente inferiori di patologie cardiovascolari e mortalità prematura[6].

Abbiamo forti evidenze di una chiara relazione inversa dose-risposta tra quantitativo di attività fisica da moderata a vigorosa e mortalità per tutte le cause[7].

Ad ogni modo, alti livelli di attività fisica (equivalenti a 60-75 minuti di attività fisica moderata al giorno) sembrano eliminare i maggiori rischi di mortalità associati con il tempo totale trascorso da seduti, in particolare per chi sta seduto più di 8 ore al giorno[8].

Cionondimeno, chi raggiunge i 25-30 minuti al giorno di attività fisica moderata (e quindi che corrispondono ai livelli raccomandati) può ridurre in modo sostanziale il rischio di mortalità legato alla sedentarietà, sebbene non lo elimini del tutto[9].

 Negli ultimi 25 anni i casi di malattie cardiovascolari sono aumentanti, arrivando a costituire la causa di 3,9 milioni di morti in Europa, il 45% di tutte le morti su base annuale[10]. Sebbene il maggior fattore per la mortalità cardiovascolare sia la dieta, l’inattività fisica rimane uno dei principali fattori di rischio comportamentali.

L’effetto benefico dell’attività fisica osservato sugli esiti delle principali malattie cardiovascolari deriva da modifiche nei fattori di rischio conosciuti come il peso corporeo, la pressione sanguigna e i lipidi sierici, che spiegano una larga fetta della riduzione di rischio (59%)[11]. Il restante 40% della riduzione del rischio può essere attribuita agli effetti sulla emodinamica vascolare, tra cui la funzione endoteliale, la ricostruzione/il rimodellamento delle arterie e la compliance. L’irrigidimento delle arterie concorre a svariate condizioni patologiche, tra cui pressione sistolica elevata e malattia da ischemia coronarica[12]. Tra tutti i fattori di rischio di tipo medico, l’ipertensione viene considerato quello che maggiormente contribuisce alla mortalità. Si stima che in Europa l’ipertensione sia responsabile di nuovi casi di malattie cardiovascolari per un totale di 17 milioni tra gli uomini (41% di malattie e 13 milioni tra le donne (31% delle malattie cardiovascolari)[13]

Nonostante le controversie iniziali, c’è crescente evidenza che il peso corporeo in eccesso aumenti la mortalità per tutte le cause e la mortalità per malattie cardiovascolari, ictus e diabete negli adulti[14]. La letteratura scientifica ha mostrato una relazione lineare tra l’indice di massa corporea (BMI) e la mortalità per tali malattie che inizia dalla gamma di BMI “normale”.[15] Inoltre, è accertata la relazione tra i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come ipertensione e ipercolesterolemie, e diabetes mellitus[16] Si sa anche che l’obesità, in particolare quella addominale, è associata alla resistenza insulinica e all’insorgenza di dislipidemia, iperglicemia e alla fine con il diabete di tipo 2[17] .

 È stato dimostrato poi che l’attività fisica porta benefici in molte malattie croniche, vale a dire condizioni che durano almeno un anno e che o richiedono cure sanitarie e/o limitano le attività della vita quotidiana[18].

L’impatto dell’attività fisica sugli aspetti psicologici della salute

Le scoperte più importanti riguardano il fattore neutrofico cerebrale (brain-derived neurotrophic factor o BDNF), la più abbondante neurotrofina. Si ritiene che il BDNF svolga funzioni nello sviluppo e nel funzionamento neuronali, come la neurogenesi, la crescita dendridica e il potenziamento a lungo termine dei neuroni. Incrementi di BDNF sembrano promuovere il sistema seretoninergico e potrebbero promuovere la crescita e lo sviluppo di nuove cellule nervose, proteggendo così da lesioni ischemiche e neurotossiche e facilitando l’apprendimento.

I livelli di BDNF aumentano dopo l’attività fisica e più alti livelli mostrano un’ associazione con l’esercizio regolare. Gli studi mostrano anche che l’attività fisica è associata con l’attività cerebrale task-evoked, il volume e le connessioni cerebrali. Sono stati anche dimostrati aumenti degli oppioidi endogeni dopo sessioni di esercizio.

È stato riportato che l’attività fisica riduce l’incidenza della depressione e di sintomi depressivi[19] e maggiori quantitativi di attività fisica sono associati a una percezione più positiva, specialmente per la qualità della vita legata allo stato di salute[20].

I benefici sociali dell’attività fisica

L’attività fisica non va confusa con lo sport, essa consiste in qualunque movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che utilizza energia. Comprende sia gli sport, sia l’esercizio sia altre attività come giocare, camminare, svolgere faccende domestiche o giardinaggio[21] Lo sport rientra nell’attività fisica ma è più specifico e comprende un insieme di regole o obiettivi per i quali allenarsi ed eccellere in alcune abilità atletiche[22] .

Ogni anno migliaia di giovani abbandonano l’attività sportiva, ma raramente ciò accade perché è nata in loro una nuova passione a cui vogliono dedicarsi. I giovani abbandonano lo sport perché non trovano soddisfatti i bisogni che li avevano inizialmente spinti a intraprenderla.

Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, i risultati dell'indagine Multiscopo ISTAT indicano che gli italiani fanno sport prevalentemente per "passione o piacere" (63,8%), per mantenersi in forma (53,6%) e per svago (50,4%). Esistono però altre ragioni rilevanti che inducono alla pratica: "scaricare lo stress" (30,4%), "frequentare altre persone" (25%) e "I valori che trasmette" (13,7%) (ISTAT, 2015).

Gli interventi per promuovere l’attività fisica

Le principali evidenze di ricerca che riguardano l’efficacia degli interventi per la promozione dell’attività fisica principalmente con adulti nella fascia di età tra 30 e 55 anni e a livello individuale e di gruppo.

Le tecnologie per l’informazione e la comunicazione (ICT) sono disponibili in modo crescente e possono essere utilizzate in interventi ad ogni livello (individuale, di gruppo, di comunità, di ambiente fisico e a livello di politiche) con strumenti per l’automonitoraggio dell’attività fisica (es. pedometri incorporati in dispositivi mobili, strumenti che possono essere indossati), applicazioni dedicate sugli smartphone, ricorso a social networks, email, etc.[23].

Robuste evidenze dimostrano che, a confronto con interventi senza materiale via internet, gli interventi tramite internet che includono anche componenti educative hanno un effetto piccolo ma costante nell’aumentare i livelli di attività fisica nella popolazione generale adulta, soprattutto nel breve periodo (meno di 6 mesi).

I programmi che utilizzano i telefoni mobili per l’invio di sms o anche con sms hanno un lieve effetto positivo sull’aumento di attività fisica nella popolazione generale adulta, mentre si dimostrano molto più efficaci con gruppi target più giovani.

  

  1. Sistema immunitario e attività fisica.

Ogni giorno il nostro sistema immunitario ci protegge da un esercito di microbi patogeni che bombardano il nostro corpo.

La funzione immunitaria è principalmente influenzata da:

  • Composizione genetica di un individuo
  • Stress
  • Cattiva alimentazione
  • Mancanza di sonno
  • Normale processo di invecchiamento
  • Mancanza di esercizio fisico
  • Sovrallenamento

Questi fattori possono sopprimere il sistema immunitario, rendendo una persona più vulnerabile alle infezioni e l’esercizio fisico può avere sia un effetto positivo che un effetto negativo sul funzionamento del sistema immunitario.

Uno studio di un anno su oltre 500 adulti ha rilevato che 1-2 ore al giorno di esercizio moderato riduce di un terzo il rischio di contrarre un’infezione respiratoria, rispetto ai soggetti che hanno uno stile di vita sedentario (Nieman et al., 2011).

Altri studi hanno dimostrato che le persone che si allenano 2 o più giorni alla settimana hanno la metà di giorni di assenza dalla scuola o dal lavoro a causa di raffreddori o influenza, rispetto a quelli che non si allenano.

Tuttavia altri studi dimostrano che dopo un intenso esercizio fisico gli atleti sperimentano una resistenza immunitaria indebolita e sono più suscettibili alle infezioni virali e batteriche, in particolare alle infezioni del tratto respiratorio superiore.

La depressione della funzione immunitaria post-esercizio è più pronunciata quando l’esercizio è continuo, prolungato (> 90 minuti), da moderata ad alta intensità (55-75% della capacità aerobica), ed è eseguito senza assunzione di cibo (Gleeson et al., 2013).

Dopo un intenso esercizio fisico, gli atleti entrano in un breve periodo di tempo in cui sperimentano una resistenza immunitaria indebolita e sono più suscettibili alle infezioni virali e batteriche, in particolare agli alle infezioni del tratto respiratorio superiore.

Dopo un’attività fisica prolungata e di elevata intensità si assiste, infatti, a un calo generalizzato dell’attività del sistema immunitario, questo fenomeno della durata variabile tra le 3 e le 72 ore è definito come “Open Window”.

Durante questo periodo lo sportivo viene a trovarsi in uno stato di immunodepressione transitoria e quindi a elevato rischio di contrarre un’infezione, in particolare delle vie aeree superiori.

Sebbene non esista un’unica soluzione in grado di contrastare il fenomeno dell’“Open-Window”, diversi agenti nutrizionali sono risultati in grado di attenuare le alterazioni del sistema immunitario che caratterizzano questo periodo.

La “cura” del sistema immunitario attraverso l’utilizzo d’integratori alimentari, appositamente formulati, diventa quindi fondamentale per potenziare le naturali difese dell’organismo e proteggere così l’atleta nei confronti d’infezioni in grado di comprometterne la performance sportiva.

Buona attività fisica a tutti.

ROBERTO SARA

Spinning® Master Instructor

 

 

[1] WHO, 2018

[2] WHO, 2010; Dumith et al., 2011

[3] Wang et al., 2011

[4] Global Action Plan on Physical Activity - GAPPA.

[5] Ekelund et al., 2012; Hupin et al., 2015.

[6] (Garber et al., 2011; PAGAC, 2018)

[7] (Booth, Roberts e Laye, 2012; Kokkinos, 2012; Lear et al, 2017)

[8] (Ekelund et al., 2016).

[9] (Ekelund et al., 2016).

[10] (Wilkins et al., 2017)

[11] (Ashor et al., 2014)

[12] (Shirwany e Zou, 2010; Miyachi, 2013).

[13] (Wilkins et al., 2017).

[14] (Peeters et al., 2003; Martin, Mani e Mani, 2015)

[15] (Martin, Mani e Mani, 2015).

[16] (Abate, 2000).

[17] (Aune et al., 2015).

[18] (PAGAC, 2018).

[19] (es. PAGAC, 2018)

[20] (Biddle e Mutrie, 2008, PAGAC, 2018 ).

[21] (WHO, 2011).

[22] (Zourikian, Jarock e Mulder, 2010).

 

[23] (PAGAC, 2018)


comments powered by Disqus

Ultimi post